giovedì 23 febbraio 2006

torture inumane

La stanza, dove ci fanno entrare, non è molto grande. Appena entrati, sulla sinistra, c'è una serie di banchi con le sedie, disposti a gradinate. Di fronte, un tavolo con un ripiano in marmo e una cucina comune con quattro fuochi. Alle spalle della cucina ci sono un paio di forni a gas e un forno a microonde. Il colore predominante è un verde scuro che rende tutto molto televisivo.
Sono molto curioso, lo siamo tutti, di scoprire come andrà a finire. Entra lo chef. Tutto vestito di bianco con l'inconfondibile cappello sulla testa e un bel sorriso, salulta e rimane in silenzio dietro la "cattedra". Dopo di lui arriva un tipo in giacca e cravatta, ha un taglio di capelli alla Vittorio Sgarbi e uno strano accento. Che questa trasmissione televisiva abbia anche un presentatore?
Dall'antipasto al dolce, la lezione consiste nella preparazione di tutto il menù. Per tutta la durata ascolto senza fare domande il presentatore che accompagna, con interessantissime spiegazioni, la preparazione dei piatti.
Noi ignari non ci accorgiamo di non avere più scampo. La tortura ha inizio. Nella distrazione generale, lo chef sprigiona nell'aria sostanze dagli odori ipnotici, i movimenti che effettua con padelle e tegami, i colori dei cibi e i rumori degli utensili, sono tutti studiati per essere la tortura perfetta. La fame. Tutto questo per tre ore e mezzo. Con l'aggravante, verso metà lezione, dell'acqualina in bocca che non mi permetteva quasi di parlare.
Finita la lezione, finalmente si mangia...

Per fortuna la signorina che stava seduta alla mia sinistra stava seguendo una dieta... insomma mi sono fatto qualche forchettata in più di quei divini tagliolini con i calamari e gli asparagi.
I piatti hanno un quid in più cucinati a quel modo.
Tutto sta nell'imparare quel quid, perchè a seguire una ricetta sono bravi tutti.

buon appetito.

2 commenti:

Freeariello ha detto...

A me è venuta fame solo a leggere, figurati...
P.S.: (Toni non ha scassato ancora niente!?)

Mauro ha detto...

Credo che quel qid o si ha o non si avrà mai.
Per come la vedo tu sei quiddato!
Continua cosi.