mercoledì 19 maggio 2004

Tutto quello che può succedere in un fine settimana... (seconda parte)

...mi sorride e indica il frigorifero alle mie spalle, cerco il magnum "gola", non l'ho mai assaggiato. Eccolo.
"Quant'è?", "Un euro e trenta.". E' seduta sul bancone e sorride di nuovo, è molto carina, anzi mi piace propiro. Mentre penso questo e sorrido come un deficiente, esco dal bar e raggiungo Gennaro e Tony seduti al tavolino. A guardarle quelle facce, sembra che abbiamo visto cose terrificanti.
Finiamo di rifocillarci e ripartiamo, ma nessuno ha la foto della faccia che abbiamo fatto quando ci siamo riseduti sulla bicicletta...
Per fortuna che è discesa, attraversiamo il paesino in direzione Cassia, dobbiamo ritornare sulla strada che abbiamo lasciato ad inizio viaggio.
Ormai siamo a metà strada e sono le 3 del pomeriggio. Nella nostra testa c'è solo l'idea che è impossibile tornare indietro, ci tocca prosegiure.
La strada per un bel tratto è tra lievi discese e lunghi rettilinei, sono strade di campagna ed il paesaggio è molto rilassante, nessuno di noi parla tanto.
Finalmente la tanto agognata Cassia; tra soli trenta kilometri la meta. Ci fermiamo a riposare in un piccolo parco di un piccolo paesino, chiamo Nicol per avvisarla che stiamo per arrivare, lei ancora non ci crede che stasera arrivieremo a Viterbo.
Rimaniamo stravaccati sulle panchine del parco per una buona mezzora, tra battute sugli abitanti del luogo e racconti di quello che abbiamo passato nelle ultime ore. Siamo tutti molto soddisfatti di noi stessi per quello che siamo riusciti a fare ma nessuno è tanto felice per il risultato che abbiamo ottenuto sul nostro organismo. Stiamo combattendo contro noi stessi ed io spero di perdere, non voglio morire.
Ripartiamo e stavolta sappiamo benissimo che faccia avremo quando il nostro voluminoso sedere sfiorerà il sellino della bicicletta.
Mi sento i quadricipiti espoldere e la vista si fa sempre più annebbiata. Nessuno parla. Forse perchè non c'è niente da aggiungere, dobbiamo arrivare a destinazione e in questo momento non siamo le persone più indicate per riuscirci.
Presto la strada diventa in discesa. Tengo d'occhio il contachilometri, voglio conoscere con precisione quanti kilomentri di discesa mi sarò goduto. Dovete sapere che quando si è veramente stanchi, una discesa non dura mai abbastanza. Credo che Einstein dopo la relatività generale e la relatività ristretta non abbia avuto il tempo di scrivere la relatività ciclistica sulla durata delle salite e le discese. Sappiate che più una salita tende ad essere infame, più la sua durata tende ad infinito. Mentre più una discesa è attesa più la sua durata tende a niente.
I 10,8 km di discesa terminano con il cartello "Viterbo Sud". Sono in piedi sulla bicicletta che sfreccia sull'alfalto con le braccia verso l'alto e un sorriso che doveva essere fotografato, ne sarebbe valsa la pena.

...ma Viterbo è ancora lontana, ci arriveremo nella prossima puntata.

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